Da "Velenitaly" al... Minimarketico

Aperta parentesi (1)

Mettetevi nei panni di un visitatore straniero al Vinitaly 2008: a tener banco in questa edizione è ormai il sommario e impreciso reportage de l’Espresso intitolato “Velenitaly”, tra l’altro pericolosa assonanza che sicuramente darà adito a stralci legali.

Da enofili cosa direste? Io sinceramente penserei: “Guarda questi coglioni che si fanno del male da soli”… sì, perché se per strategia editoriale s’intende anticipare risultati di indagini che tra l’altro sono avviate da tempo e che ormai nell’ambiente si conoscono, il tutto pur di uscire in coincidenza con un grande evento mediatico al fine di avere maggiore audience, be’, sinceramente il tutto ha il sapore del grottesco…

Chiusa parentesi (1)

Aperta parentesi (2)

Ciò non toglie che problemi ve ne siano, eccome…

Di chi è la colpa???

Affronto una della risposte…

Il mercato non è per caso il luogo dove la domanda e l’offerta si incontrano? Sì, va bene…

Appurato questo, chi ha ragione in quest’incontro? Senza dubbio la domanda, alla quale l’offerta di molti si adegua… Dove si vende il vino oggi? Nella GDO, questi sono numeri, non invenzioni…

La GDO vuole una bottiglia a meno di 1 Euro? La facciamo…

La GDO vuole un DOCG toscano di media qualità ma che non costi una follia e sia riproducibile di annata in annata? Lo facciamo, basta usare vitigni migliorativi che garantiscano uno standard qualitativo indipendentemente dall’andamento stagionale…

Mi seguite?

La distribuzione vuole un prodotto a basso impatto ambientale, con una filiera la più corta possibile, e con prodotti del territorio di appartenenza? Ops, qui l’offerta può cominciare ad entrare in difficoltà…

Esiste questo tipo di distribuzione? Guardate un po’ qua (allego una scheda perché il sito ha dei problemi), li ho conosciuti quasi per caso, ed ora abbiamo intrapreso un rapporto di collaborazione:

forse partendo dal basso qualcosa si potrebbe fare…

Questa è l’introduzione del prossimo post che credo possa dimostrare quanto affermato.

chiusa parentesi (2)

Commenti

Anonimo ha detto…
Io purtroppo sono scettico davanti a queste cose perchè ritengo che i veri cambiamenti richiadono decisioni da parte dei governi. Credo che questo genere di iniziative facciano benissimo alla salute (sperando che sia tutto veramente biologico), ma malissimo al mercato e se il mercato va in crisi, di conseguenza la "salute" ne risente. Pare che la rendita equo-solidale vada ai produttori solo per un 10% e in epoca concorrenziale l’esistenza di un prezzo minimo blocca la competizione commerciale...
IMHO
Percorso Primaro ha detto…
Ciao Ivan e grazie per il contributo… che le decisioni importanti siano quelle politiche è fuor di dubbio, abbiamo visto i risultati della liberalizzazione selvaggia nel commercio…
Sempre ragionando in modo semplicistico ritorno al concetto della domanda che condiziona l’offerta: la produzione è spesso succube della GDO, ma la GDO è succube del consumatore… se per convinzione o per moda il consumatore vuole il prodotto equosolidale o biologico, la GDO lo inserisce nel suo catalogo, ma per farlo in tutta la sua rete vendita ha bisogno di grandi numeri e questo determina dubbi sull’autenticità del prodotto. Il market etico, per sua natura, invece è mini e legato al suo territorio, che per quanto riguarda i fornitori può essere al massimo regionale. Si parla spesso di “glocal” ma poi nella pratica nessuno lo fa per le dimensioni del mercato al quale ci si deve rivolgere per riuscire a vendere…
Anonimo ha detto…
Ho semplicemente esposto la mia opinione e non voglio che si pensi che voglia chidere le porte a questo genere di commercio, anzi...
E' solo che sento spesso persone sostenere questa forma di commercio come fonte sostitutiva dell'attuale mercato. Questo tipo di offerta deve, a mio avviso, essere una parte integrante del mercato, per non soffocare i paesi più poveri e i loro produttori.
Più che un mondo di minimarket vorrei che i grossi supermercati prendessero spunto da ciò che sta mettendo in pratica la Coop( parlo per Argenta,ma spero che sia così anche in altre realtà), mettendo a disposizione nei propri supermercati, prodotti equosolidali e prodotti agricoli del territorio.
Siccome il nuovo consumatore è molto influenzato dalla grande distribuzione, trovo che questa soluzione sia di buon auspicio.
Poi magari Merc mi smentirà...
Grazie
Carmine ha detto…
beh dovremmo tutti cercare di mangiare di più i prodotti del terriorio d'appartenenza io abito a pavia non ci crederete ma se vado al ristorante non trovo i vini dell'oltrepo pavese, pochi anche al supermercato tranne qualche caso raro, spero che in altre zone non sia cosi, per esempio in toscana, non ho nulla contro i vini delle altre regioni ma vorrei trovare ogni tanti i vini che producono qui, no? mi sbaglio?
Percorso Primaro ha detto…
Grazie Carmine per la visita e il contributo.
Forse non troverà i vini del suo Oltrepo, ma in compenso sono venuti loro qui a Ferrara!
Guardi un po': http://blogewine.blogspot.com/2007/10/vino-comunicazione-e-il-barbacarlo.html
A parte la battuta condivido il Suo punto di vista, in Italia nessuno è profeta in patria: i motivi? Saranno uno dei temi del prossimo post dedicato a Mario Soldati...
Complimenti per l'idea del Suo blog: visto che ha linkato alcuni siti che rimandano al nostro territorio, e siccome sono un appassionato di MTB, Le consiglio di visitare questa pagina in cui si parla (finalmente), di percorsi cicloturistici in rete: http://www.ferraraterraeacqua.it/cicloturismo.html
Cordiali saluti

Mirco
Anonimo ha detto…
Ciao, Mirco!
Grazie per la tua visita a Soavemente... Che dire, certo... la politica c'entra, ma sono senz'altro d'accordo con te che anche piccoli esempi come quello che citi contribuiscono a cambiare le cose. Consumatori interessati, sempre più preparati e avveduti andranno a cercare vini dei quali conoscono il produttore, la tecnica produttiva, il territorio e le uve d'origine. Certo, non dobbiamo nasconderci dietro un dito: il grosso del mercato guarda alla GDO, a un consumatore medio che fatica a capire e a bere vini costosi ( per qualcuno che non arriva a fine mese sono molti anche 3 euro per una bottiglia di vino). Ma credo che dovremo fare sempre più i conti con la richiesta di qualità certificata da parte dei consumatori.
Un saluto!
M.Grazia
Percorso Primaro ha detto…
Ciao Maria Grazia!
Mi spiace non avere delle foto dell'incontro perchè testimonierebbe quanto affermi!
Ovviamente il discorso èmolto più complesso, però vorrei farti partecipe di questa mia riflessione, molto terra terra, ma che completa il discorso. Risparmiare si può, basta rivolgersi al produttore: siamo sinceri, chi fra noi produttori ha abbandonato definitivamente la vendita al minuto? (lo sfuso per intenderci)
Percentualmente ben pochi, perchè noi appassionati andiamo a visitare le griffe, ma la provincia diffusa è altra cosa, è un'altra cultura... ecco, questo è il grandissimo problema: sembrerà paradossale ma la cultura sul vino sta subendo una forbice sempre crescente fra chi è un super esperto e chi non sa neanche come sia fatta una cantina o cosa siginifichi ciò che c'è scritto sull'etichetta. Di chi è la colpa? Di molti soggetti, non credo di conoscere la "verità rivelata", però è così ed è ciò contro cui bisogna combattare... anche Fiorenzo di Diario enotecario ne ha parlato ultimamente e sono d'accordo con lui. Tutto questo per dirti che pur nella sua dimenisione infinitesima, l'incontro di mercoledì è stato per me fonte di soddisfazione, bisogna che tutti diano il loro contributo...
A presto!

Mirco