Perchè non esiste più il "Vino naturale"

Nel lavoro di produttore è spesso utile rileggere i testi fondamentali, perché la loro interpretazione cambia con il nostro modo di vivere il vino, che naturalmente si modifica con l’esperienza.

Per questo riporto l’inizio della prefazione della versione italiana del libro: “Il controllo tecnologico del vino attraverso l’analisi” di Domenique Delanoe, Christian Maillard, e Domenique Maisondieu, edito in Italia da AEB di Brescia, 1989, con l’adattamento di Carlo Miconi e distribuito da Demetra srl (purtroppo attualmente fuori catalogo).

Si tratta di un utile testo, direi quasi un manuale, che con grande praticità aiuta a realizzare i fondamentali saggi produttivi sul vino.
Sempre si parla del cosiddetto “vino naturale”, e questa mi sembra una riflessione sintetica ma coglie nel segno gli aspetti fondamentali.

“La commercializzazione del vino segue spesso trafile lunghe e tradizionali: il viticoltore affida il suo prodot­to ad un negoziante locale oppure ad una cantina sociale; il vino passa quindi attraverso numerosi inter­mediari prima di arrivare sulla tavola del consumatore. Nel frattempo ha subito tagli, trattamenti di chiarifica­zione, stabilizzazione, filtrazione e confezionamento, che ne fanno spesso un vino di qualità, ma raramente un prodotto originale e personalizzato. Ciononostante, da alcuni anni, i viticoltori per miglio­rare il loro reddito e anche perché il consumatore lo richiede, si orientano verso la vendita diretta. Oltre ai problemi economici e commerciali che essi incontra­no, devono assoggettarsi a nuove esigenze tecniche:

- innanzitutto i vini devono presentare ogni anno caratteristiche costanti; la clientela si abitua a un tipo di vino e desidera ritrovarlo ogni anno. Se una grande annata lo ha valorizzato, esso non deve subire deprezzamento nelle annate di media qualità;

- i vini devono essere perfettamente stabili non è sufficiente che siano buoni e limpidi ad un dato momento; devono mantenere tutte queste qualità anche quando hanno lasciato la cantina del vinificatore per andare in quella del consumatore, che non sempre è la più adatta alla conservazione dei vini;

- i vini devono essere in grado di subire trasporti lunghi in condizioni difficili; i vini devono infine corrispondere ad una precisa regolamentazione e in particolare a quanto dichiara­to in etichetta, così da garantire una protezione del prodotto contro le contraffazioni e offrire una garan­zia di genuinità al consumatore (magari! n.d.r.).

Quando i vini sono destinati all'esportazione, le normative tecniche e legislative sono spesso ancor più severe. In quest'epoca di evoluzione del mercato del vino, l'intuizione del viticoltore non è più sufficiente per ben elaborare il suo prodotto”.

Commenti

Gianpaolo Paglia ha detto…
Mi sa che ti stai infilando in una zona...poco stabile :-).
Con la mia solidarietà.