Dopo anni in cui il “gusto” dolce ha imperversato, sembra che finalmente si sia giunti ad una nuova “consapevolezza” gustativa, nella quale sono i gusti acido e sapido i veri fautori dell’equilibrio, che non si cerca più soltanto nell’ambito della degustazione, ma soprattutto in quello dell’abbinamento.
Ma come si può spiegare tutto ciò a un palato “infantile”, che si accontenta di cercare intensità e morbidezza?
Una risposta a mio avviso molto bella l’ho trovata ne “Le vie del Vino” di Jonathan Nossiter, Einaudi Editore, Collana Stile libero extra, a pagina 114:
“…per me l’acidità in un vino è come la luce in un film. È la qualità che anima il vino, che lo rende vivo. Una luce precisa, acuta, giusta e fine è veramente l’anima di un’immagine. Ma anche i più grandi attori appaiono spenti in un’atmosfera sovrailluminata, in una luce grassa. E se la luce è stilizzata con preziosismo, contrastata o scurita in modo ingiustificato, per lo spettatore è impossibile accedere all’emozione di un luogo o di un personaggio.”
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